Fenice
Trovo ti sia espressa benissimo e invidio questo tuo modo di comunicare, cosi emotivo, cosi sincero. Io non sono sincero quando scrivo, ne quando parlo. Mi viene da dubitare sulla stessa sincerità del mio pensiero, tanto è legato alle sottigliezze delle parole, alle sue infinitesimali ipocrisie. Mi nascondo nell’intricata foresta delle frasi. Vorrei esprimermi come te. Dovrei a rigore non solo parlare “come mangio” ma pensare “come mangio”.
Non potrò mai essere una fenice perchè non credo nel cambiamento.
Inchiodato a me stesso, mi sento privato dalla facoltà di deviare dal cammino iscritto nell’innatismo della disperazione. Preservare nel respiro…sentire l’aria bruciare le labbra, accumulare rimpianti dentro una realtà che non ho desiderato e rinunciare a dare una spiegazione al Male che alimenta la mia rovina.
Credo sia comune a tutti gli uomini che gettano uno sguardo sulle loro rovine avere il potere di ricominciare qualche cosa di radicalmente nuovo. Quante volte mi sono aggrappato alle ridicole promesse di cambiare, di riniziare da capo e buttare tutta la mia vita sotto al tappeto come fosse sgradevole polvere.
Ma non accade nulla. Si continua ad essere sempre gli stessi. Viviamo promettendoci tutto ma alla fine viviamo solo per conoscere la fragilità di quell’ardore che tanto alimentava le nostre bugie. Non esiste vita nuovo che non rechi il germe malato d’una illusione.
Magari Fenice tu credi che abbia abdicato ad ogni contatto umano, chiudendomi all’interno della mia malinconica fortezza ma non è cosi.
Mi sforzo quotidianamente di immergermi nella vita, nella fitta trama sociale.Isolarsi, nel costipato silenzio casalingo equivalerebbe siglare la mia morte “spirituale”.
Mi costringo ad alzarmi ed ogni volta oppongo una posticcia dialettica all’affanno di ogni evidenza.Ossia che il mio risveglio è solo un un’accidente in questo anonimo rigurgito che è la quotidianità, che a nessuno importa niente della mia presenza. E’ cosi dura vivere solo per stessi. E penso che questa verità accomuna gran parte di chi scrive qui.E’ una terribile consapevolezza quella che in qualsiasi momento potresti sparire per un incidente o per un tetro proposito e sapere che nessuno rimpiangerebbe la tua scomparsa. Probabilmente ciò che impedisce ai “solitari” di farla finita è proprio la certezza che nessuno si commuoverebbe al loro funerale. La mia morte ingrasserebbe solo le pagine di qualche giornale locale e poi verrebbe dimenticata. La solitudine segue la strada inversa all’esistenza perché esistiamo solo in virtù di un riconoscimento. Possiamo essere depositari della più sconvolgente verità ma se nessuno può sentirla essa è polvere al vento. Non capisco mia cara Fenice come si possa vivere cosi, come si possa vivere così isolati da tutto e tutti. Non sono bello-lo so-non sono uno di quei volti che rimangono impressi nella memoria ma ho da sempre curato il mio aspetto, ho da sempre cercato di supplire ai miei difetti con il buon gusto. Vedo persone di molti aspetti inferiori a me ma circondate da amici, costellate da successi, prive d’ogni turbamento. Non chiedo tutto questo, mi basterebbe essere minimamente fiero di me stesso. In psicologia si chiama benessere egosintonico. Conciliati con il proprio Sé…che utopia. Sono stato tanto martoriato dalle paranoie da aver nutrito una profonda fobia. Non posso fare un passo che non sento gravare sul petto una soffocante ansia. E’ terribile, deve sfigurarmi e credo che venga avvertito anche dagli altri. Insomma, so che hai ragione, so che la vita è fatta anche di spensieratezza e di cose semplici. Non la si può eludere con le spiegazioni, si può solo subirla, amarla e a volte detestarla, in quell’alternanza di felicità e tristezza che esprime il ritmo stesso dell’essere. Ma se mi dovessero chiedere quali sono i miei ricordi più felici non saprei rispondere.Cadrei tutt’al più in un torpore nostalgico. Vivo di ricordi e se la nostalgia è la radice della vecchia mi potrei considerare un centenario. Ma non lo sono e non ho neanche 40 anni Fenice. Venti in meno ma mi pare quasi di avere già un piede nella fosse. A riprova che la morte non è la putrefazione del corpo ma l’orrore per ogni irradiazione, la ripulsa per tutto ciò che sboccia sotto il calore dell’illusione. Non sono un depresso (nonostante potrebbe sembrarti).E’ una parola che odio tra l’altro. E non sono neanche una di quelle persone che ammorbano il prossimo con le proprie turbe rendendo irrespirabile la stessa aria.Anzi, ritengo di avere anche un’ironia incalzante. Ma questo evidentemente non basta.Forse i miei patemi devo affluire in superficie, come i miasmi di qualcosa di marcio, contaminando l’atmosfera comune. Ho moltissimi difetti ma mi ritengo una brava persona. Non depresso dunque, forse un disilluso. Non so cosa aspettarmi dal futuro e no Fenice, non ho progetti, alcuna aspirazione, se non quella di star bene.Il giusto sindacale si intende. Parli con tanta foga e entusiasmo a riguardo.I tuoi quali sono?Perché ti sveglia alla mattina? Mi piacerebbe conoscerti un po’ di più, ma non perché ti sei mostrata tanto gentile da sorbirti i miei piagnistei ma proprio perchè in te vedo una saggezza non comune, un’assennatezza non banale. Hai sofferto molto e lo si intuisci dai tuoi ragionamenti ciò nonostante non ti sei infangata nella “comoda” malinconia o nel cupo pessimismo. Non è da tutti e tanto basta a suscitare il mio rispetto. Ardisco mia cara fenice allegandoti la mia email (Agli AMMINISTRATORI: conosco le polite del sito ma vi chiedo cortesemente e in virtù eccezionale di non censurare la mia email.So che esiste la chat ma cosi dispersiva da rendere impossibile ogni comunicazione.Anzi dopo questo vi contatto per esporvi un possibile consiglio…) [NdR: no email – incontratevi in chat o tramite un profilo registrato sul sito] Non c’è alcun obbligo. Se hai voglia di scrivermi, per qualsiasi cosa, anche per raccontarmi la tua giornata per esempio, sarò lieto di ascoltarti, anche per semplice riconoscenza. Altrimenti pazienza, nessun problema. Detto questo…sono cosi stanco di scrivere che chiudo qui per adesso. Mi verrà il tunnel carpale per tanto parolare.
ciao
