Mi sento terribilmente sola. Sono incompresa da tutti. Non sono diversa dagli altri, semplicemente più riflessiva e più contemplativa. Sono chiusa in me stessa da quando sono morte la mia migliore amica e la mia amica dell’asilo, da quando i miei genitori si sono separati. Ho imparato a vivere con il rancore e una profonda tristezza. Non riesco ad aprirmi con nessuno a meno che siano persone di cui mi fido. Ho imparato a non fidarmi di nessuno e a chiudermi in me stessa per soffrire di meno. Ma l’unico risultato è che tengo un immenso dolore solo per me e non riesco a condividerlo con nessuno. Tutte le persone che conosco hanno sempre il sorriso stampato in faccia che si offusca solo per banalità. Sono persone superficiali e non profonde. Forse sono io che sono sbagliata rispetto agli altri, io che soffro in silenzio, io che non riesco a sorridere a comando, io che piango per le tristezze altrui, io che sono molto sensibile, io che sono incompresa.
19 risposte Pagina 4 di 4
Post scriptum…che per un’inquietante lapsus ho scritto cinisCmo (e ribadito ben tra volte per giunta) invece di cinismo. Beh, me la sono cercata.Se qua non si può parlare di una vendetta Provvidenziale non saprei a chi altri rivolgermi…
Lo ammetto sulle prime mi hai colto alla sprovvista e me la sono davvero presa ma poi me ne sono fatta una ragione. Ognuno può esprimere la sua opinione. Comuqnue complimenti a tutte e due per l’ottimo italiano!
Con strano affetto
Beatrice
P.S.
Appunto volevo dire COMUNQUE.
Meno male che se ti senti sola e tanto triste, troppo,riesci comunque a comunicare quello che provi..una specie di messaggio dentro la bottiglia..il che vuol dire che cerchi qualcuno che veda dentro di te ciò con cui non riesci più a stare.altrimenti non scriveresti e piano piano ti rassegneresti.Meno male, invece, che tu cerchi di dare un volto ed un nome a quello che senti, anche se “dire” fa più male che tacere perchè a tutti si può mentire tranne che a noi stessi.sarebbe banale dire che non hai accettato la morte di persone molto care, lo sai già tu, è come se ti guardassi una ferita e non avessi ancora trovato un farmaco o un lenimento che ti permette di accettarla..forse le morti e la separazione dei tuoi le hai sentite come imposizioni o come tradimenti che la vita ti ha dato-ed allora perchè fidarsi e lottare se poi finisce così?-,fatti compiuti ai quali sei stata costretta ad adattarti senza sentire davvero che avevi accettato quello che era successo.A volte la rabbia prende la piega del rifiuto, della solitudine, ma per fortuna non le si può mettere il bavaglio.E’ anche una risorsa…Più difficile è lottare fra il volere una cosa, l’amore, ed il non volerlo, dunque non fidarsi..ma stare seduta su una sedia zoppa non ti fa stare comoda… e poi tagliarle le gambe, alla sedia intendo, le serve?
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