Da BeNnY per anonimo
Zona di Milano

Mi sento terribilmente sola. Sono incompresa da tutti. Non sono diversa dagli altri, semplicemente più riflessiva e più contemplativa. Sono chiusa in me stessa da quando sono morte la mia migliore amica e la mia amica dell’asilo, da quando i miei genitori si sono separati. Ho imparato a vivere con il rancore e una profonda tristezza. Non riesco ad aprirmi con nessuno a meno che siano persone di cui mi fido. Ho imparato a non fidarmi di nessuno e a chiudermi in me stessa per soffrire di meno. Ma l’unico risultato è che tengo un immenso dolore solo per me e non riesco a condividerlo con nessuno. Tutte le persone che conosco hanno sempre il sorriso stampato in faccia che si offusca solo per banalità. Sono persone superficiali e non profonde. Forse sono io che sono sbagliata rispetto agli altri, io che soffro in silenzio, io che non riesco a sorridere a comando, io che piango per le tristezze altrui, io che sono molto sensibile, io che sono incompresa.

19 risposte Pagina 2 di 4

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Da Homer

Essere allegri non significa necessariamente essere felici, talvolta si ha voglia di ridere e scherzare per non sentire che dentro si ha voglia di piangere.

il grande jim morrison

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Da BeNnY
zona di Milano

Oh ragazzi, cosa devo dire chiedo perdono per il mio orgoglio? Mi devo abbassare fino ad arrivare all’altezza di uno zerbino? Non avete inteso quello che volevo dire! Io ho detto CHE LE PERSONE CHE CONOSCO IO E PERSONALMENTE CONOSCO DA TANTO CON ME SONO SUPERFICIALI (forse non lo ho scritto a parole ma è quello che intendevo ed è abbastanza evidente, infatti se non si è visto ho scritto TUTTE LE PERSONE CHE CONOSCO e se permettete voi non le conoscete). Ovvio che non penso che tutte le persone siano superficiali solo perchè sorridono. Poi io non ho mai parlato di invidia. Non essendo io perfetta posso permettermi di sbagliarmi e comunque non c’è bisogno di rigirare il coltello nella piaga e farmi notare che quella sbagliata e diversa sono io. Credete che non l’abbia capito?
Con affetto, riflessione, una buona dose di cinicità ma SENZA RANCORE
Beatrice

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Da homer

per quanto mi riguarda quello che ho scritto non era una critica nei tuoi confronti, ma volevo farti incuriosire sulle frasi di jim morrison che le trovo davvero profonde, utili per il presente e per il futuro…!ciao 😉

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Da Piccolastella23

Werther credo che tu non sia cinico semplicemente un pò meno ignorante del resto del mondo.Metà delle persone che incontro non fanno altro che autocomisserarsi a causa della propria sofferenza, ma se si riesce a essre realisti non si può prettendere di essere sempre felici, a volte troppa felicità annoia, queto può sembrare un raggionamento assurdo ma per un attimo provate a pensarci, se non ci capitassi di star male e di dover lottare per i propri obbietivi che senso avrebbe vivere sapendo già di arrivare dove si vuole.
La mia vita è sempre stata molto movimentata, forse troppo per i miei soli 24 anni, ma non stò qui a raccontarvela, ma sapete nonostante tutto ciò che ho visuto dentro di me ritrovo la serenità quella che nel corso del tempo mi sono costruita, vivo soffro sono felice ma sempre con la consapevolezza che se qualcosa non va è solo da me che devo tornare perchè ho imparato a conoscermi e non cerco che gli altri mi conoscano o mi capiscano semplicemente mi lascio vivere senza pretese e senza imposizioni amo la vita perchè amo me stessa.
Beatrice se posso merttermi vorrei semplicemente dirti che tutto il dolore che provi non è colpa degli altri, tu ne sei l’artefice e soltanto tu puoi decidere quando smettere di avvelenarti l’anima ma ancora prima di questo devi capire se sei nata per vivere, con tutto ciò che questo comporta, anche il dolere, o per continuare a dire che non sei felice.
Spero che tu riesca aleggere queste mie parole con lucidità e non con rabbia, l’ultima di queste non camnierà nulla, la prima invece può farti capire che si può essere ciò che si desidera basta solo non rimanere ferma ad aspettare, i miracoli non esistono, ma TU, si.

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Da Werther

Ciao Beatrice
Non serve prendersela ne difendere le proprie parole.Ho capito bene cosa volevi dire.Ma si cerca, da delle premesse individuali ad ampliare il campo d’analisi ad un livello più generale.Alla fine condividiamo più o meno tutti i medesimi pensieri. Ho un rapporto ambivalente con questo sito, o meglio con le persone che lo frequentano.Da una parte provo un’istintuale vicinanza, una tacita solidarietà a chiunque scriva.”La dove c’è la lacrima il suolo è sacro” disse O.Wilde. è vero. Ma ne ho viste di dediche, ne ho visti di sfoghi cosi grossolani e banali, cosi dozzinali e prosaici, tali da fermi perdere anche l’indulgenza che provo per i solitari compagni. Questo perchè (e giustamente purtroppo) si vedono queste bianche pagine come un’allettante occasione di insudiciarle in virtù di un malessere passeggero, di uno smacco quotidiano come ne succedono ogni giorno.E cosi mi ritrovo gente che si erige ai ranghi dell’infermo senza aver una chiara nozione della parola malattia, della parola dolore. Ci sono persone che ancora credono che la causa dei loro mali sia imputabile ad una qualche avversione trascendente, ad un fato avverso o robe simili. Queste cose mi indispongono, perchè oltre ad essere mortificatamente chiusi in una visione ingenua della malattia, significa non aver il minimo interessa a studiare la causa intima del proprio male. Ma la verità è che di “male” non si tratta. Alla prima delusione ci si sente in diritto di farne pompa magna e sbandierarla ai quattro venti. Passatto l’uggioso momento tutto ritorna come prima, di nuovo succubi del dispotismo degli eventi, si ritorna in balia della monotonia quotidiana, del grigiume insensato.Manca il confronto, mia cara beatrice, e se nel mio messaggio c’era della veemenza era unicamente finalizzata al dibattito. Mi chiedo dove sono finiti i “grandi reietti”,quelli sul baratro dell’incurabile, i malati dell’anima, quelli insomma esenti da ogni lusinga esterna, liberi da ogni illusione o amena speranza. Quelli che non conoscono i momenti buii, poichè nella loro vita ormai tutto è tenebra…un deserto di macerie. Loro chiamerei fratelli, con loro mi piacerebbe parlare, perchè so che non mi volterebbero le spalle, non andrebbero da nessuna parte poichè un luogo cui rifugiarsi non lo hanno. Temo di aver divagato e di non essermi spiegato bene. è una bruttissima ora per scrivere.Le tre di pomeriggio, troppo presto o troppo tardi per far qualsiasi cosa.
Magari ci ritornerò un giorno, quando finalmente la mia tristezza perderà la sua sensibilità anche nei confronti del tempo.

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