Da ragazzo per anonimo
Zona di Alessandria

A volte mi capita di pensare a quale è la radice di tutto questo, ammesso che ci sia. Nasciamo diversi? cresciamo e lo diventiamo? Quale è stato il momento esatto in cui il binario è deviato su un altro, un evento del passato o solo un lento ma continuo sfacelo fino a qui.
Non capisco, anche perchè non credo che esista la persona “normale” e “diversa” è solo una semplice questione statistica, se tutti portassero le mutande in testa chi non lo farebbe sarebbe considerato pazzo.
Ma il fatto è che da un lato non si è fatti per stare soli mentre dall’altro si fa di tutto per esserlo, io faccio di tutto per esserlo. Mi costriusco il mio mondo e lo chiamo casa perchè qui le cose hanno un certo senso, la vera tristezza è che un senso che percepisco solo io, là fuori non c’è “l’altro mondo” solo una marea di altre case, ognuno con il suo senso che io non capisco che nessuno capisce il senso che non è proprio.

Questa incomunicabilità, questa indifferenza da me stesso in parte provocata, questo voler tirar su muri ad una realtà ostile salvo poi voler abbattere quelli che reputo inutili perchè mi soffocano, questa strato di cinismo e sarcasmo che mi sono disegnato addosso e che non riesco più levarmi, tagliatemelo di dosso per favore mi sta schiacciando, queste parole inutili che resteranno sole nella mia casa perchè le altre case non aprianno al mio senso perchè io stesso non riesco ad aprire al loro.

Eppure vorrei poterlo fare, quanto lo vorrei..

16 risposte Pagina 4 di 4

Immagine mittente anonimo
Da Robi

Quanto mi ritrovo in quello che viene detto qui.
Sono temi su cui sto riflettendo da un po, ed ho maturato questa convinzione, semplice o banale se volete ma almeno mi aiuta (e parecchio) a tirare avanti: non cerco più di combattere la solitudine o l’alienazione, ma faccio piuttosto del mio meglio per farmi trovare pronto casomai un giorno tutto ciò dovesse finire.

Ed a ragione Marco, è da noi che deve partire la proposta, l’apertura, bussare ad una porta, stendere una mano…poi la palla passa all’altro, che ce la può ripassare indietro invitandoci ad un gioco; oppure puo scaraventarla lontano in mezzo ai rovi grevi di spine, che andarla a raccogliere ci si riempie di graffi.
Molti dicono “tentar non nuoce”, io non sono del tutto d’accordo, tentare costa, è dura, ed forse alla fin fine lì che si vede l’impegno.

x Cat 🙂
Quanto ad alberi e mele, mi è cara una frase del buon vecchio Nietzsche: “muori al tempo giusto!”.
E suvvia, il tempo non è ancora giunto

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