Da ragazzo per anonimo
Zona di Alessandria

A volte mi capita di pensare a quale è la radice di tutto questo, ammesso che ci sia. Nasciamo diversi? cresciamo e lo diventiamo? Quale è stato il momento esatto in cui il binario è deviato su un altro, un evento del passato o solo un lento ma continuo sfacelo fino a qui.
Non capisco, anche perchè non credo che esista la persona “normale” e “diversa” è solo una semplice questione statistica, se tutti portassero le mutande in testa chi non lo farebbe sarebbe considerato pazzo.
Ma il fatto è che da un lato non si è fatti per stare soli mentre dall’altro si fa di tutto per esserlo, io faccio di tutto per esserlo. Mi costriusco il mio mondo e lo chiamo casa perchè qui le cose hanno un certo senso, la vera tristezza è che un senso che percepisco solo io, là fuori non c’è “l’altro mondo” solo una marea di altre case, ognuno con il suo senso che io non capisco che nessuno capisce il senso che non è proprio.

Questa incomunicabilità, questa indifferenza da me stesso in parte provocata, questo voler tirar su muri ad una realtà ostile salvo poi voler abbattere quelli che reputo inutili perchè mi soffocano, questa strato di cinismo e sarcasmo che mi sono disegnato addosso e che non riesco più levarmi, tagliatemelo di dosso per favore mi sta schiacciando, queste parole inutili che resteranno sole nella mia casa perchè le altre case non aprianno al mio senso perchè io stesso non riesco ad aprire al loro.

Eppure vorrei poterlo fare, quanto lo vorrei..

16 risposte Pagina 3 di 4

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Da Anonimo

Grazie a te della risposta mi dà modo di rileggere con più attenzione quanto hai scritto e di articolare meglio il mio pensiero
Sai scrivo di solito seguendo delle intuizioni, così mi sembrava di aver colto tra le tue parole la paura del mondo che definisci “ostile”
Ma il nocciolo della questione che tanto ti sta a cuore è un’altro ho capito 🙂 Anch’io vi rifletto molto, vi ho sempre riflettuto fin dal liceo per motivi personali
L’estraneità, l’incomunicabilità che ci separano e ci rendono reciprocamente alieni agli altri.
la ricerca disperata di un punto di contatto, piccola scintilla da cui far scaturire la fiamma del’empatia
Certo che ti capisco. Un secolo intero, legioni di letterati, artisti, filosofi, si sono occupati del male di vivere dell’uomo novecentesco, della sua incapacità di comunicare, di stabilire rapporti con l’altro da sè e col mondo, della sua noia continua, della sua ributtante nausea.
I poeti del ‘900 si sono addirittura arresi: inutile comunicare, anchè non v’è più nulla da comunicare, nulla da dire.
Molti di loro, scrittori, filosofi, pittori, ma anche attori, artisti vari, si sono suicidati.
Ed il secolo cominciò, ricordiamolo, coll’Urlo di Munch, prima di precipitare nella Prima Guerra Mondiale.
Sì ti capisco amico. Anzi ti comprendo, umanamente e ti sono vicino
Ti sento un pò vicino a me.
Perchè, vedi, pur in questa incomunicabilità noi stiamo tutti attraversando esperienze simili
Ognuno a nostro modo, siamo ancora capaci di incontrarci e comunicare perchè siamo tutti uomini
Io sono, nonostante tutto, un’umanista convinto e con Terenzio ho sempre pensato “homo sum, nihil humani a me alienum puto”
Troverai chi ti corrisponde più di altri. é statistico 🙂 E poi sai l’empatia di cui parli non puoi pretendere di stabilirla con tante persone..proprio perciò è così emozionante, coinvolgente: perchè è rara. Non può che essere così
Su un piano più ampio è la mancanza di impegno il grande male della nostra generazione.
C’è chi si stordisce e chi si ripega su sè stesso, ma nessuno ha più la voglia ed il coraggio di impegnarsi, riappropriarsi della scena Politica
Politica nel senso antico del parola
C’è solitudine anche perchè mancano ideali condivisi da esprimere con un linguaggio comune, manca impegno e manca la partecipazione
Ma questo è un discorso lungo, magari lo affronteremo un’altra volta 🙂

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Da nemo

Probabilmente fatichi a cercare persone che la pensano come te – ma questo non è molto facile.
Non bisogna comunque chiudersi in sè stessi ma anzi fare in modo di conoscere più persone, il mondo è grande non mancherà occasione
saluti

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Da Martu
zona di Novara

ciao ragazzo… La tua dedica mi ha fatto molto pensare e credo che tu debba reagire.. non chiuderti nella tua “casa” nella solitudine! Affronta il mondo con le persone che ti amano perchè sono sicurissima che ce ne sono tante!! Non devi aver paura di tutti i pregiudizi che ci sono… vivi la tua vita, ma fallo essendo te stesso senza cambiare! So di non averti aiutato molto perchè in confronto agli altri la mia risp è uno schifo! FAtti coraggio!
In bocca al lupo ragazzo!
Un bacio…

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Da Cat

Caro Anonimo (autore della dedica?),

Sono troppo stanco per rispondere come si deve al tuo ultimo e intelligente intervento.
Le cose che dici sono filologicamente e storicamente correttissime. Anzi, tanto di cappello all’analisi insieme dotta e vivace che fai del flagello che ormai colpisce la nostra società: l’alienazione.
Alcuni la chiamano angoscia, altri -ma più come effetto alla causa-depressione.
Ma è sempre lei, la morte grigia.
Io ne soffro. Soffro di incomunicabilità. Soffro di fragilità e vivo l’angoscia.
Mi sento solo e lo sono. In alcuni periodi di più e in altri di meno.
Ora pare che sia di nuovo un periodo in cui tutte le carte vengono rimescolate e io debba staccarmi dalle poche persone che, almeno per poche ore la settimana, rappresentavano per me la parvenza di normalità (che non esiste).
Sì, vivo l’angoscia, l’orrenda amica dei letterati, dei poeti, degli artisti o anche delle persone comuni. Forse non soltanto del ‘900, anche se soprattutto del ‘900.
Certe volte vorrei davvero finisse tutto qui. Cadere dall’albero della vita e ridere in faccia a chi vi rimane attaccato, sapendo che, prima o poi, ogni mela deve toccare terra.
Poi ci penso e la cosa mi sembra talmente assurda…ma come, mi dico, io, che sono intelligente e sensibile (almeno lo penso per farmi forza), che avrei tanto da donare, perchè devo fare questa fine?…
Forse la farò, forse invece troverò la stabilità.
In ogni caso una delle piccole soddisfazioni è sapere che nel mondo ci sono ancora persone come te, con cui è un onore parlare.
Grazie

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Da ragazzo
zona di Alessandria

Ciao cat,
volevo scriverti una parola di conforto cercando di non essere ipocrita o buonista.

Se ti capita di pensare, di desiderare che finisca tutto, beh io non ti biasimo anche se non ti conosco nè dentro nè fuori quindi potrei scrivere cose per te stupide.

Non so se funziona anche per te ma da quello che mi dici tu non odi la vita, tu la ami, solo che non sei ricambiato

Ti cito un verso di Leopardi:
Questo io conosco e sento,
che degli eterni giri,
che dellessere mio frale,
qualche bene o contento
avrà forsaltri;
a me la vita è male.

Spesso non è il voler morire che ci fa star male, è il voler vivere..

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