Da ragazzo per anonimo
Zona di Alessandria

A volte mi capita di pensare a quale è la radice di tutto questo, ammesso che ci sia. Nasciamo diversi? cresciamo e lo diventiamo? Quale è stato il momento esatto in cui il binario è deviato su un altro, un evento del passato o solo un lento ma continuo sfacelo fino a qui.
Non capisco, anche perchè non credo che esista la persona “normale” e “diversa” è solo una semplice questione statistica, se tutti portassero le mutande in testa chi non lo farebbe sarebbe considerato pazzo.
Ma il fatto è che da un lato non si è fatti per stare soli mentre dall’altro si fa di tutto per esserlo, io faccio di tutto per esserlo. Mi costriusco il mio mondo e lo chiamo casa perchè qui le cose hanno un certo senso, la vera tristezza è che un senso che percepisco solo io, là fuori non c’è “l’altro mondo” solo una marea di altre case, ognuno con il suo senso che io non capisco che nessuno capisce il senso che non è proprio.

Questa incomunicabilità, questa indifferenza da me stesso in parte provocata, questo voler tirar su muri ad una realtà ostile salvo poi voler abbattere quelli che reputo inutili perchè mi soffocano, questa strato di cinismo e sarcasmo che mi sono disegnato addosso e che non riesco più levarmi, tagliatemelo di dosso per favore mi sta schiacciando, queste parole inutili che resteranno sole nella mia casa perchè le altre case non aprianno al mio senso perchè io stesso non riesco ad aprire al loro.

Eppure vorrei poterlo fare, quanto lo vorrei..

16 risposte Pagina 2 di 4

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Da franceco
zona di Torino

cat, non ho offeso l’autore, ho offesoso me stesso, cat tu sei una mina vagante, l’autore di questa dedica? ti chiedo scusa, sono rammaricato, non è nel mio stile offendere, ti prego di perdonarmi, stai soffrendo. ti sono vicino, con affetto francesco.

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Da Cat

E tu sei una persona molto confusa.
Lo dico con tenerezza naturalmente.
Però dovresti giudicare meno, soprattutto chi non ti ha fatto niente.

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Da ragazzo
zona di Alessandria

Ciao marco,
ho letto la tua bella risposta e ti ringrazio.
Il discorso però è che io non ho paura (o meglio penso di non averne, è difficile giudicare obiettivamente se stessi), ho provato a bussare alle altre porte e a parlare un linguaggio comune, a gettare un ponte ma non ha funzionato. L’ho fatto molte volte e ho riflettevo sul perchè non ha funzionato. Immagino che molti altri abbiano bussato alla mia, io ce l’ho messa tutta per capirli o per trasmettere il fatto di aver capito ma queste cose per quanto ne so non funzionano. Questa mie parole e le precedenti sono un altro modo per bussare a delle porte, il discorso non è che la gente non apra (anche se molto spesso avviene) il problema è l’empatia, si può parlare, conversare ma quando si arriva a un certo livello di “profondità personale” accade che non si riesca a cogliere/far cogliere “il nocciolo del discorso”.
E’ un altro tipo di solitudine nè migliore nè peggiore di altre, semplicemente diversa è la solitudine mentale, e non consiste nel chiudersi in un guscio consiste nel “percepire le altre persone ed essere percepiti come un guscio”.

So che sono parole “difficili” e in fatti so che faccio fatica a farvi cogliere il punto del discorso, ma qui non ci sono colpe, non sono io che non so spiegare o voi poco sensibili, è che semplicemente voi non siete me e io non sono voi.

Su una cosa però credo siamo tutti daccordo: siamo molto più di codice fiscale, siamo una vita fatta di fisico ed emozioni. Ed è folle sperare di spiegarla in poche tristi parole.

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Da Cat

Se contassi qualcosa in questo mondo ti assumerei per spiegare il mio pensiero 🙂
Sei una persona intelligente ragazzo,

Cat

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Da ?

X Cat:
Tu conti molto…

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