Da Bob per anonimo

L’eco delle innocenti urla di bimbi che giocano nella piazzetta della chiesa ridondano sui muri degli stretti vicoli dai muri fatti di pietre grandi e piccole strappate alla montagna con tanto sangue e sudore da contadini e braccianti ormai morti e arriva fino a me affranto, disteso sul letto di questo oramai agonizzante paese di montagna, ipnotizzato dal gorgoglio dei discorsi di piccioni innamorati e impegnati a costruire un nuovo nido d’amore nel sottotetto accanto alla grondaia, obilubinato dall’asincronico starnazzare delle galline che si litigano un verme nell’aia, e solo la loro pura energia lo ridesta leggermente dal suo antico torpore, il suono ritmico, cadenzato,vibratile della campana della chiesa inesorabilmente ricorda a tutti che la vita qui non ammette più alcuno risveglio di sorta, dai campi abbandonati all’incuria e alla finestra lo sguardo rassegnato e il desiderio della figlia ventenne della anziana contadina ormai stanca, che brama quei stivaletti rossi visti in vetrina nella desiderata e falsa sirena che è la città, tutto deve essere così inevitabilmente destinato alla morte solo l’eco e l’eterno gridare dei bimbi lo terrà in vita, perché solo quello è vero, solo quello è vita.

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