Che poi chissà cosa pensi davvero di me, io ti conosco senza conoscerti, tu non mi conosci conoscendomi. Quello che ho sempre sentito con te é una grande intesa di percezioni, di sensazioni, di condivisione di sentimenti dai contorni acquerellati, così astratti e reali da poter sembrare incomprensibili ai più…e non parlo solo del legame che sento con te, ma di qualcosa che va oltre, del modo unico, personale, simile seppure diverso che abbiamo di abbracciare l’universo e ciò che ci circonda…è difficile trovare le parole, non so scrivere su questo spartito, é un qualcosa che vedo anche se é invisibile. Forse penserai che sono pazzo e mi ci é voluto del coraggio per pronunciare ad alta voce certe parole, io non so se comprendi, se ti faccio pena, paura, se ti sembra senza senso. So come mi guardano molte persone, anche se sorvolo quegli sguardi per non lasciarmi ferire, perché il mio primo istinto naturale é quello di difendermi, é stata la prima cosa che ho imparato. Anche se poi pure quella capacità é sbiadita, come una colata sulla tela, come una lacrima che cadendo sbava il tratto. E ci ripasso sopra, mutando il disegno originale, ricomponendo i frammenti, anche quelli persi occupano lo spazio come la tecnica del negativo seppur non esista tecnica per il dolore, quelli ritrovati conoscono nuovi toni e quelli immortali sono quelli che non si vedono che hanno e trovano senso solo nel loro insieme. Tu per me sei come quelle antiche tecniche usate per i codici segreti, come l’inchiostro simpatico che affiora sulla pelle della carta ma c’è anche quando non si vede. Sei come la grafia di una volta, quando ogni lettera era realizzata con precisione e cura, e nessuna lettera é mai perfettamente uguale a un’altra, ma distintiva e unica. Questo sei per me, chiamalo col nome che preferisci.
Avrò cura di trattarti come meriti di essere trattata per me, essendo quello che sono, cercandoti come sei.
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