…E mentre lascio vagare il mio sguardo sulla piazza che riposa tranquilla nella luce del tramonto, sulla strada provata dal temporale eppure piena di mille promesse, già avverto crescere e lievitare in me questa disponibilità: proseguirò la mia vita che non è proseguibile. [?] Non esiste assurdità che non possa essere vissuta con naturalezza, e sul mio cammino, lo so fin d?ora, la felicità mi aspetta come una trappola inevitabile. Perché persino là, accanto ai camini, nell?intervallo tra i tormenti, c?era qualcosa che assomigliava alla felicità. Tutti mi chiedono sempre dei mali, degli ?orrori?: sebbene per me, forse, sia proprio questa l?esperienza più memorabile. Sì, è di questo, della felicità dei campi di concentramento che dovrei parlare loro, la prossima volta che me lo chiederanno. Sempre che me lo chiedano. E se io, a mia volta, non l?avrò dimenticata.
Imre Kertèsz – “Essere senza destino”