Da elena per anonimo
Zona di Padova

Alcuni discepoli chiesero al loro maestro:”Parlaci della felicità”.il maestro iniziò a racc:”1 gruppo di escursionisti partì alla conquista di una diff vetta. alcune ore dopola partenza si erano divisi in 3 gruppi. Nel primo si erano riuniti coloro che rimpiangevano di aver lasciato l’albergo. “Chi ce lo fa fare?” disse qulacuno, e deciso così di tornare indietro.Nel secondo nessuno era dispiaciuto di essere partito, ma davanti alle difficoltà della salita qualcuno suggerì:”Guardate che panorama!no faremo meglio a goderci la montagna qui dove siamo?”così si sdraiarono sull’erba o esplorarono i dintorni, aspettando l’ora del piconic. Altri, invece, i veri alpinisti, non scaccavano gli occhi dalla vetta che avevano deciso di conquistare. E ripresero la salita.” dopo un breve silenzio, il maestro continuò:” Le persone del primo gruppo rappresentano gli stanchi e i pessimisti.X essi l’esistenza è un sacco, un’illusione. La loro è una felicità di tranquillità.X loro un uomo felice è colui che meno pensa, sente, desidera. le persone del secondo gruppo sono i buontemponi:essi si riempiono del momento presente e il loro scopo è quello di “godere di ogni cosa, senza nulla lasciar perdere”.La loro è una felicità di piacer: lo scopo della vita non è agire e creare ma divertirsi.Il terzo gruppo rappresenta invece gli appassionati:coloro x cui vivere è una salita e una scoperta continua. La gioia non è direttam il loro fine, ma arriva quale ricompensa delle loro azioni…ed è una grande gioia, piena di fede, di speranza, e di amore!”

tratto da Sulla felicità di Teilhard de Chardin

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