Stè aveva tremendamente paura che le persone gli stessero accanto perchè era ricco, ricchissimo.
All’iniz della nostra conoscenza, mi portò in un appartamentino piccolo e malamente illuminato, dicendomi che quella era casa sua.
Io, abituata a case di ben altro genere, dentro mi chiesi come poteva lui avere tutte quelle auto e poi, quel malsano appartamento ma non me ne preoccupai.
Dopo circa un mese e mezzo, quando la nostra storia era diventata unica e profonda, mi portò in quella che era REALMENTE casa sua.
Non credo di aver mai visto una casa così..un vero e proprio castello, contornato da un parco gigantesco, da due piscine e da un campo da tennis.
,mi disse cercando di giustificarsi.
Il pensiero che lui non si fosse fidato di me, che mi avesse ingannato mi offese totalmente.Me ne andai.
Dopo pochi minuti mi chiamò:
Gli risposi quasi con cattiveria:
<Stè,sai benissimo che NON sono certo figlia di operai.Come hai potuto pensare che mi manchi qualcosa e che avrei potuto notare quello che hai e non quello che sei?
Come hai potuto?>gli sbattei il telefono in faccia e mi fermai in un angolo della strada, offesa e umiliata.
In quel momento mi arrivò un suo messagio, che ancora oggi conservo:
Ed io tornai.
Non tornai per le piscine, per la collezione di Ferrari, per i mosaici sui paimenti e i dipinti sui soffitti.
Tornai per lui, solo per lui e per quello che per me rappresentava.
Tornai perchè l’amavo a tal punto da non potermi più immaginare senza i suoi occhi, senza la sua pelle.
Tornai perchè avevo compreso che un solo giorno senza lui sarebbe stato un errore imperdonabile perchè lui era il mio miracolo, il mio sogno, il Paradiso a cui ambivo.
Stè faceva bene a temere la sua ricchezza, ora l’ho capito.
La sua bellissima e lussuosa macchina stava da tempo progettando come tradirlo, come strapparmelo.
L’ho perso ed ho perduto la luce negli occhi, la parte migliore di me stessa, il mio sogno ad occhi aperti.
Non ci sono altre parole da aggiungere, cali pure il sipario.
La favola è finita.