Sono passata davanti a casa tua oggi. é stato un caso, Pietro non poteva sapere che tu abitavi lì, mi ha chiesto di andare a prendere una cosa, e l’unica strada era quella. Sai cos’ho visto amore mio? il tuo motorino, parcheggiato fuori, come al solito, come ogni giorno da quando inizia a fare bello… e poi c’erano i tuoi fratelli. Giocavano con la palla, se la lanciavano e ridevano, mi hanno visto. Teddy mi ha chiamato, mi sono avvicinata. Sono diventati grandi, è da un po’ che non li vedevo… hanno nove anni. Teddy mi ha abbracciato, coccolone… mi ha sempre voluto molto bene. Simon invece mi ha detto solo ciao, lui è il duro, il grande. Quello con cui litigavi nonostante gli undici anni di differenza, “perchè non sta mai zitto” dicevi. Sono stata un minuto a parlargli, poi è uscito tuo padre. “ciao Micol”.
Mi sono sentita morire. Non lo voglio più vedere, mai più… ho dato la colpa a lui del tuo incidente… e egoisticamente mi sono accorta solo ora dei suoi occhi… sta da schifo, dopo due anni sta ancora da schifo… ha perso un figlio, è ovvio… e forse mi odia, perchè io ti capivo più di lui, che fa lo psicologo, e ascolta gli altri ma mai suo figlio… e poi perchè tu stavi sempre con me, a consolarmi dagli attacchi di mia madre, e ti rubavo a loro… ora non ci sei più, ne per me ne per loro… quindi non ha senso pensarci. Ma tu sei sempre nei miei pensieri.
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