Da la tua stella per ns angelo biondo
Zona di Torino

Ridatemelo. Torna. Vieni. Ritorna.
E ho in mente dei flash, dei momenti immersi nella memoria, istanti che non avranno mai più un aspetto tangibile, frammenti di tempo che vorrei rivivere, anche solo uno, anche il più brutto, anche per un secondo, un nanosecondo. Riviverli per essere per un attimo felice, riviverli per respirare finalmente coi polmoni e non più con la bocca. Riveverli per riaverlo. Un solo mezzo secondo.
Diego abbracciato ad Alessandro cantava di come fosse “bianconera la vecchia signora”, e “i distinti stanno zitti” con le rispettive maglie di Zambrotta e Trezeguet.
Diego che ballava la bachata degli Aventura con Allegra, i loro due bacini che si sfioravano continuamente, il suo ancheggiare che, lo ammetto, tanto mi faceva rodere, da matti, da pazzi.
Noi due abbracciati sotto le lenzuola, noi due a rotolarci uno sull’altro, noi due a fare l’amore, il mio mordergli i lobi, il suo farmi le pernacchie sul collo, il suo incessabile ripetermi “ti amo”; noi che progettiamo di avere tanti bimbi “belli e biondi come lui”, lui che mi chiede di sposarlo, noi due stremati, sudati e esageratamente innamorati.
Diego e Tommaso che nei cambi dell’ora, disperazione dei bidelli, uscivano il corridoio invocando la pista libera per loro e sfilavano, passo veloce e sicuro “collezione autunno ’05, sezione ritorno a scuola, abbigliamento casual per tutti i giorni”, sguardo fisso e ammiccante e alla fine della “passerella” si fermavano di colpo, giravano di botto la testa, ammiccavano e tornavano in dietro. Erano scemi, ma facevano ridere.
Diego, e i suoi incidenti diplomatici, “Niente contro i terroni… oddio, quasi niente”.
Diego che passava le ore fuori dalla classe a suggerire i numeri del lotto a Rossella, la bidella. Diego che adora i bidelli. Diego che il primo giorno di scuola lo sento urlarmi dal corridoio “Amore, vieni a conoscere Luigi”, chi ca**o è Luigi? il nuovo bidello. Diego che subito gli dice, “Gigi, domani, mi raccomando, ti voglio con le carte normali o napoletane, o una scacchiera, un dama..”. Diego che tira fuori le carte dal portapenne e propone una briscola nelle ora di fisica, che tanto “non ci capisco niente, e nemmeno tu, lo so”.
Diego che amava il calcio, Diego che ci giocava fin da gagno, Diego che senza ginocchio non poteva andare avanti, Diego che aveva trovato un nuovo sogno, “allenare i pulcini”.
Diego che voleva fare il magistrato.
Diego che è nato e vissuto nel lusso, piscine, ville e belle donne.
Diego e la sua voce, il modo di parlare. Il suo dire “tisoire”, “bocia”, “bisa” perchè non sa dire in italiano rispettivamente forbini, bambini e vento. La sua voce un po’ nasale. Il suo essere continuamente raffreddato.
Il suo naso storto.
Diego che scrive per me “io e te, tre metri sopra tutto” su un muro e mi porta a cavallo a vederlo.
Diego che trafuga un appartamento per noi due.
Diego mi scatena ogni istinto quando mangia le fragole.
Diego e la sua lingua che su di me è andata ovunque.
Diego che si scatena.. “on the dance flooooor”

Diego che era tutta la vita mia.

18 risposte Pagina 2 di 4

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Da la tua mamma

Eravamo a cavallo tra l’86 e l’87, era il solito freddissimo inverno torinese, stavo per compiere 31 anni e portavo in grembo il mio secondogenito. Avevo fatto l’ecografia e mi aveva rivelato che sarebbe nato un altro maschietto in famiglia. Il mio bimbo scalciava tanto da non farmi mai dormire la notte e, alla fine, tra una notte insonne e l’altra, mercoledì 11 febbraio dell’87 al Sant’Anna, sulle rive del Po, ha visto la luce un pulcino biondo che pesava poco più di tre chili. Il nome per quel pulcino l’ha scelto il cucciolo più grande, che all’epoca della nascita del pulcino aveva quattro anni. Decise di chiamarlo Diego, come Don Diego, vera identità dell’eroe mascherato zorro.
Passò del tempo e il pulcino cresceva buono e tranquillo, finchè non imparò a camminare e iniziò a aggirarsi per casa facendo più disastri di un terrorista. Il pulcino, poi, per imitare il cucciolo più grande, iniziò a giocare a calcio.
Il tempo passa velocemente, si sa, e il pulcino ormai andava alle medie. Scoprii che aveva una fidanzatina; mi fece sorridere questa scoperta.
All’età di 15 anni la vita lo fece improvvisamente diventare un uomo. Ma posso dire con orgoglio che il mio pulcino era diventato un gallo, non un pollo.
Due anni dopo arrivò dicendo “mamma, papà, ho una nuova ragazza”. Mi si strinse il cuore a vedere il mio piccolo pulcino preso dalla sua prima storia veramente importante. E quest’estate a malincuore l’ho visto partire per le sue prime vacanze “a due” con la fidanzata. Era la sua prima estate con la patente, l’aveva presa pochi mesi prima. Esattamente qualche settimana prima della festa della mamma, quando entrando nella mia macchina avevo trovato un grosso mazzo di rose con un biglietto “Alla mia mammozza migliore del mondo, con amore, Diego”. La sera, della festa della mamma di quest’anno, eravamo soli a casa, suo padre era via per lavoro e suo fratello in vacanza. Così mi portò a mangiare il pesce in un ristorante del centro. Il mio pulcino era, sì, cresciuto, ma voleva ancora bene a quella vecchia gallina che l’aveva messo al mondo.
Ora il mio pulcino non c’è più. Da un giorno all’altro, senza motivo, senza una causa nè un senso. Ogni giorno che d’ora in poi vivrò sarà diverso, sarà triste, con una costante mancanza. Da lassù, mio piccolo pulcino, guardaci, amaci. Mettiti la canottiera. Non dire parolacce. Lavati i denti. Non rientrare tardi la sera. Non andare troppo forte sulle strade del cielo.So che tu ci sarai quando la tristezza di assalirà, quando la malinconia di toglierà il respiro, quando la tua mancanza sarà per noi un cappio al collo. Non ci lasciare mai.
Con l’amore più grande del mondo,
la tua mamma

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Da Luca

Non conosco quasi nessuno di voi, conoscevo Diego di vista e ho visto Alessandra in una foto sul giornale, aveva degli occhiali da sole. L’ho appena incontrata un’oretta fa in centro. Non l’ho mai vista nè ci ho mai parlato, ma l’ho riconosciuta dai suoi occhi. Aveva il dolore negli occhi. Dentro ci si poteva vedere il sorriso di Diego.
Fatti forza, stellina

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Da Gaia

Ciao Ale, scusa se mi permetto ma è giorni che leggo le vostre dediche, sia le 72, sia queste. Nn ho mai scritto niente perchè nn volevo togliere spazio alle persone care e ai parenti, ma volevo dirti che la vostra storia mi ha colpita e ti sn vicina nel tuo dolore. Io Diego nn lo conoscevo e nn so quello che si prova perchè un ragazzo che mi amasse veramente nn l’ho mai, ma spero un giorno di trovarne uno, nn dico cm Diego (perchè da quello che scivono su di lui era davvero eccezionale) ma che minimamente gli assomigli. Scusa ancora se mi sn intruffolata tra le vostre dediche, ma credimi tutti i giorni entro a leggerle e nn riesco a trattenere le lacrime. Cn affetto.

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Da ale

a me, e credo un po’ a tutti, fa piacere che tu abbia scritto.. sentire la vicinanza delle persone, anche se non si conoscono, fa sempre molto molto molto piacere. GRAZIE

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Da ele16

non lo conoscevo.. ma sento di essermi persa una persona eccezzionale.. lui vive in ogni vostra dedica.. in ogni vostro ricordo.. avete scritto parole bellissime.. complimenti sia voi.. sia lui x km era.. x km è riuscito a farsi amare.. ale, vivi x lui!

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