Carissima come stai? ho pensato sai alla tua ultima risposta. Così vera, così sofferta. Così diretta, franca, ferma anche se a volte incrinata da rabbia pur contenuta, da un dolore sempre pronto a riemergere. Sabisse ti ringrazio della tua risposta. Mi ha fatto riflettere.Mi hanno indotto a risalire a ritroso, a tornare all’inizio della nostra corrispondenza, a esplicitare la mia posizione su uno dei nodi cruciali dell’esistenza, uno dei momenti di maggiore e più terribile tensione della vita: l’incontro con la morte.
Perchè ti hanno rincuorato ed illuminato le mie parole allora? perchè cantavano il tuo amore e gettavano uno spiraglio di luce tra le tenebre in cui ti trovavi. Ma Sabisse le mie parole non sono come le parole del parroco. O almeno non è così che lo ho intese. Io non ti ho mai detto ” Sabisse non piangere ora lui è un’angelo del cielo ti guarda dall’alto e ti protegge cerca di sorridere..” ecc. ecc. Quante risposte così ho letto qui in questa sezione. Ma quelle parole implicano fede, fede nel trascendente e nel sovrannaturale, in un paradiso ultraterreno pervaso di pace e letizia. Io non sapevo la tua posizione in materia di fede, non potevo scriverti nulla di simile. Rispetto chi crede, ma non ho questa fiducia così completa nell’aldilà e se devo essere del tutto sincero, credo che nel caso di una giovane vita stroncata sia un poco imbarazzante parlare di angioletti che danzano e si rincorrono tra le nuvole. Come dici tu, Stefano, come tanti altri giovani ahimè, era felice qui. Inoltre il dolore umano è innanzittutto dolore per l’assenza fisica dell’amato scomparso. Un’assenza fisica che sappiamo non essere temporanea, un distacco che si presenta come definitivo. Ecco il cuore della disperazione. Ecco lo scacco estremo dell’uomo che sembra irrimediabile.
Pure Sabisse se e quando ho iniziato a scriverti l’ho fatto perchè di fronte alla bellezza sublime della tua limpida prosa io ho sentito sul cuore una puntura di spillo che ha liberato tutta la poesia delle mie risposte. NN ho dovuto cercare le parole più adatte..era il mio cuore a dettarmele..sgorgavano a fiotti, m’inondavano come onde dell’oceano cavalcate dai surfisti, m’inebriavano come una nevicata di turgide rose nel freddo inverno di due anni fa, così buio..la lettura delle tue dediche m’ispirava Sabisse..nient’altro. Anche l’ultima mia risposta è stata scritta in brevissimo tempo perchè quelle immagini mi ha destato il tuo scritto..ed allora quello che ti ho sempre detto è : l’amore riscoprilo nei tuoi versi, sorprendilo in una tua lacrima, ritrovalo in tuo gesto perchè l’amore vive in te, dentro di te, l’amore vostro non è morto finchè tu avrai vita, finchè il tuo respiro lo animerà, finchè i tuoi occhi lo nutriranno di luce, finchè la tua bellezza continuerà ad alimentarne la fiamma..perchè l’amore e i nostri amatissimi continuano a vivere in noi se noi viviamo in loro nome..allora è possibile che attraverso i nostri occhi ed i nostri sensi, i nostri pensieri e sentimenti, percepiscano ancora la varietà ed intensità struggente della vita che s’agita, tumultua, s’accende, gioisce, paga ed incosciente, sospesa tra improvvisi abissi e sfolgoranti meriggi. Ma tu mi dici: a me non basta, io voglio i baci, gli abbracci, le sue mani nelle mie, i nostri corpi stretti in un abbraccio così forte da far male.
Già. Non so se sia egoistico, mi sembra molto umano. Il problema però è un’altro: non accettare che non sia più possibile. Non aprirsi alla possibilità di ritrovar dentro di sè l’amore che si credeva perduto con la sua scomparsa. L’amore vive anche senza la sua presenza fisica. Non smettiamo di amare le persone che non ci sono più solo perchè non sono più fisicamente tra noi. Certo è tremendo, devastante non averli più con noi. Però se non si accetta la loro scomparsa fisica il rischio è di perderli una seconda volta, cioè di non ritrovarli neanche dentro di noi, di perder la grazia che loro ci hanno concesso, cioè l’insostenibile leggerezza d’un’anima che ama, un’anima che danza quando cammina, che canta quando parla che non assorbe ma emana luce dagli occhi. Quando tu mi parli d’invidia io corruccio la fronte..questi non sono sentimenti d’un anima come la tua Sabisse..la tua anima ha la delicatezza della poesia la dolcezza del pesco in fiore..e il terribile fascino della bellezza 🙂 Io ti ho sempre detto: non devi dimenticare, tutt’altro. Però devi vivere, sennò sì tratterrai tanti piccoli dettagli d’ogni vostro momento ma quel ricordo sarà una fotografia e non un dipinto.Rischia d’essere una sequenza di mute diapositive, non la successione di scene d’un film sonoro.Un catologo di particolari e non una fioritura primaverle di versi poetici. E se a volte non lo senti vicino a te è perchè prevalgono sentimenti come la rabbia, il dolore, la mancanza della sua presenza fisica..alimentare questi sentimenti non fa che esacerbare l’animo. E ahimè, non risolve nulla. Salva l’amore Sabisse..
Stefano non può vivere ora che in quella forma..lo so che non è facile schiudersi del tutto a questa prospettiva ma credo sia l’unico modo, prescindendo dai messaggi consolatori della religione e da credenze in altre dimensioni sovrasensibili, per elaborare il lutto..l’ho fatta troppo lunga lo so..
La prossima volta ti parlerò un pò della mia vita che procede ad alti e bassi che non trova un’equilibrio e sfugge alle definizioni ma faticosamente avanza lungo il suo percorso..ma non potevo ignorare, lasciar cadere la tua risposta. Non potevo farlo..
Ti voglio bene Sabisse, davvero..e ti auguro ora e sempre che tu possa vivere d’amore, che ogni battito del tuo cuore sia un battito d’amore, per te e per lui..
Un bacio, a presto:)