Da A per Marco
Zona di Roma

Ieri, in macchina (non stavo alla guida, io non guido), una inquietante sensazione di buio intorno a me, buio che diventava sempre più denso e soffocante, ed ad un certo punto come se avessi sentito una voce dentro di me. Non erano parole ma era un grido, un urlo, forte e disperato, che chiedeva te a tutti i costi, che supplicava me – la parte lucida e ragionevole di me – di farti tornare, di fare qualsiasi cosa per rivederti (sarebbe sbloccarti e chiederti scusa). Me la chiedeva come si trattasse del pane, del acqua, del fuoco per scaldarsi. Nei momenti successivi mi sembrava di aver finalmente reso conto – dopo una settimana passata – di quello che avevo fatto cancellandolo dalla mia vita. Era una sofferenza brutta ed infinita. Dopo qualche minuto ho cercato di riprendermi almeno un po’ e ci sono riuscita.

Non cambio la mia decisione. La mia sofferenza è il dolore per il fatto che è finita per sempre, non il dolore del rimorso o del ripensamento. Non ci casco più… ma quanto (anche se non sempre me ne accorgo) fa ancora male…

2 risposte

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Da Anonimo

Io penso che ha bisogno di te, ma che tu non lo capisci, perché credi abbia detto delle cavolate

Immagine mittente anonimo
Da A
zona di Roma

Per Anonimo

Se avesse bisogno di me di sicuro non gli servirebbero le scuse per non vedermi e tenermi lontana per mesi.

E comunque sì che erano cavolate.

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